ANSIA E STRESS: il legame tra i due disturbi
Quando percepiamo una situazione stressante, o una situazione spaventosa per istinto ognuno di noi adotta una condotta di autoprotezione necessaria per garantirci di non subire nessun danno rispetto alla nostra incolumità fisica. La risposta istintiva consiste nella condotta o di attacco o di fuga: come risposta del corpo quasi immediata all’aumento quasi istantaneo della frequenza del battito cardiaco, quindi un aumento della pressione sanguigna, un aumento della respirazione, un aumento della sudorazione, aumenta il metabolismo i muscoli si mettono in uno stato di tensione. Importante sapere che l’aumento della pressione sanguigna è fondamentale ai muscoli per poter dare una risposta efficace rispetto all’ambiente. La maggior parte dei fattori di cambiamento a cui assistiamo in una situazione di stress sono da riferire ad una porzione del tronco cerebrale denominato locus coeruleus. scambi di noradrenalina. Quando ci troviamo in una situazione normale o comunque non in una situazione di ansia la stimolazione dei neuroni che costituiscono il locus coeruleus vengono stimolati poco intensamente. La percezione improvvisa di uno stimolo esterno come esempio la caduta di un oggetto si traduce in un segnale trasmesso al tronco cerebrale attraverso il passaggio per il talamo. Proprio questa stimolazione data dal segnale di raggiungere la corteccia fa aumentare l’attività della noradrenalina nel locus coeruleus e come conseguenza si ha un ipervigilanza della persona rispetto agli stimoli che provengono dall’ambiente esterno. Nel momento in cui la persona percepisce che dall’ambiente stia arrivando un pericolo si ha un’attività intensa e prolungata che produrrà dei cambiamenti fisiologici sulla frequenza cardiaca, sulla circolazione sanguigna, sulla frequenza e l’intensità della respirazione e su diversi distretti corporei. È chiaro quindi di una maggio produzione di questo neurotrasmettitore comporterà una maggiore attivazione della vasodilatazione giustificando in questo modo le vampate di calore che spesso il paziente descrive oltre al respiro affannoso o in alcuni casi quella sensazione descritta come soffocamento. In queste situazioni il paziente spesso si mette in una posizione di iperattenzione sui cambiamenti, o sensazioni, di cambiamento somatico, quindi inizia a focalizzare la propria attenzione alla frequenza del battito del proprio cuore avvertendo anche ogni minimo spostamento rispetto alla frequenza del paziente ha di solito. Notando che il proprio cuore sta iniziando a battere più velocemente inizia a preoccuparsi di questo e proprio la preoccupazione del paziente contribuisce in grossa misura ad aumentare, come conseguenza, proprio il battito cardiaco che era sotto esame. Non pensando che questa è una reazione normale di tutti: avvertire un aumento del battito cardiaco ogni volta percepiamo una situazione di pericolo. Su questi meccanismi fisiologici di pensiero si può spiegare l’esordio della singola crisi di ansia o di attacchi di panico, di ansia sociale o di ipocondria, nonché spiegare l’aumento della frequenza e dell’intensità delle crisi e nella maggior parte dei casi i motivi della cronicizzazione di questi disturbi
Articolo a cura: Dott. Pierpaolo Casto – Psicologo e Psicoterapeuta – Specialista in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale
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